BALTHUS
in occosione della mostra a Venezia nel 2002
Balthus è scomparso nel febbraio 2001, all’età di 92 anni, e nel
settembre 2002 successivo la mostra veneziana si è assunta l’impegno di offrire la
prima grande retrospettiva dell’opera dell’artista.
L’esposizione di Palazzo Grassi, curata da Jean Clair con la collaborazione di
Virginie Monnier, si è avvalsa di 250 opere provenienti da oltre 90 fra musei,
collezioni private e istituzioni culturali di dieci paesi.
Coinvolte nella mostra tutte le trentasei sale di Palazzo Grassi: ben
quattromila metri quadri di spazio espositivo allestito da Gae Aulenti e
Francesca Fenaroli.
Nella rassegna veneziana è stato possibile ricostruire persino una mostra
storica: quella che Balthus realizzò per la Galleria Pierre di Parigi nel 1934.
Fu la mostra che diede la massima notorietà all’artista soprattutto per la
portata scandalistica che venne riscontrata in molte opere esposte, dal taglio
evidentemente sensuale e voyeuristico. Sei le opere che Balthus scelse per quell’occasione,
recensite allora da Antonin Artaud sulla "Nouvelle Revue Française",
e che oggi sono state riproposte al primo piano di Palazzo Grassi: “La Rue”
(MOMA, New York), “La Toilette de Cathy” e “Alice” (Musée National d’Art
Moderne, Centre George Pompidou, Parigi), “La fenetre” (Indiana University
Art Museum), “La leçon de guitare” (collezione privata), “Portrait de
jeune fille en costume d’Amazone” (coll. Privata Stanislas Klossowski de
Rola).
In molte delle opere esposte risaltano i corpi di fanciulle, dolcemente
incantate, colte nella quotidianità, mentre si pettinano, memori delle pose di
Degas, ma completamente svincolate da ogni dettame impressionistico, collocate
in un tempo sospeso, che le avvicina ad una via mediana tra le tele naif di
Rousseau, quelle sognanti di Chagall, la pittura metafisica di De Chirico e
Carrà.
Dichiarata la portata dell’influenza che Balthus deriva dai grandi pittori
italiani del ‘400 quali Paolo Uccello, Piero ella Francesca, Masaccio, che
nella pittura di Balthus si ritrovano accostati al realismo di Gustave Courbet.
L’artista francese d’origine polacca va riconosciuto come un fervido
oppositore di tutte le tendenze informali, anti-figurativiste, che durante l’arco
della sua carriera sono venute affermandosi, senza mai toccarlo da vicino. Un
artista fuori dal suo tempo, classico a suo modo, difensore di una traccia umana
che andava estinguendosi. Tutto il quadro che si viene a delineare attorno a
Balthus spiega agevolmente l’importanza data dal pittore al disegno, che,
proprio come per i grandi maestri rinascimentali, riveste un ruolo di primo
piano.