In occasione della in mostra a Palazzo Forti nel gennaio 2002: “Edvard Munch.
L’Io e gli Altri”, dedicata
all’opera del pittore norvegese, “Giulio Paolini”, una scelta delle
installazioni realizzate dal vincitore del Premio Koiné 2000 alla carriera e
“Le Nuove acquisizioni. Prima incursione nel 2000”, anteprima sulla campagna
acquisti della Galleria d’arte moderna e contemporanea di Verona.
“L’Io e gli Altri” sintetizza in circa 100 opere, molte delle quali
prestate dal Munch-museet di Oslo, uno dei percorsi antologici possibili dell’opera
di Munch attraverso le tipologie espressive del ritratto e dell’autoritratto.
Assunto come luogo di rappresentazione della dimensione interiore propria e
altrui, il ritratto diventa per Munch un efficace strumento per “cercare le
segrete forze della vita, per tirarle fuori, riorganizzarle, intensificarle allo
scopo di dimostrare il più chiaramente possibile gli effetti di queste forze
sul meccanismo che è conosciuto come vita umana, e nei suoi conflitti con altre
vite umane”.
Come documentato dalla mostra “Dipinti da fotografare”, tenuta a Monaco nel 1970, nei primi anni del 1900, Munch scattò con un piccolo apparecchio Kodak, una serie di autoritratti fotografici che gli stesso definì “fotografie fatali”, ad alimentare un interesse complementare alla sua ricerca pittorica. L’autoscatto, in particolare, diede modo all’artista di guardarsi dall’esterno oggettualizzando l’espressione momentanea e tematizzando la propria vita attraverso rappresentazioni pittoriche. Anche gli ultimi sconcertanti ritratti eseguiti intorno al 1940, ebbero origine da una serie di istantanee da cui derivava la prassi di eseguire numerose versioni, grafiche e pittoriche, di uno stesso soggetto. “Se riprendo più volte un tema è per calarmici dentro più profondamente”, scrisse Munch, “Un’immagine non si esaurisce in un unico dipinto.
Ogni versione rappresenta un contributo
al sentimento della mia prima impressione”. Nell’antologia di ritratti dipinti
tra il 1881 e il 1944, spiccano per intensità psicologica quelli della compagna
Tulla Larsen, protagonista di una conflittuale relazione, oltre a una ricca
sequenza di riproduzioni fotografiche eseguite tra 1899 e 1944. Drammatica potenza
irrompe invece nell’ “Autoritratto all’inferno” del 1907, emblema della rassegna
veronese, nell’ “Autoritratto con sigaretta” del 1895 e ne “L’insonne” del 1923-24,
efficaci visualizzazioni del pensiero di Nietzsche, Kierkegaard e Schopenhauer.
“Edvard Munch. L’Io e gli altri”
Verona, Galleria d’arte moderna e contemporanea di Verona – Palazzo Forti
15 settembre 2001 – 6 gennaio 2002
Website:www.palazzoforti.it